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Nel bunker della morte

“Stavo nella stessa fila di padre Kolbe, dal quale mi dividevano soltanto due prigionieri. Dopo la scelta dei dieci prigionieri, uscì dalle righe padre Massimiliano Kolbe che, toltosi il berretto, si mise sull’attenti davanti al comandante del campo, Fritsch,  il quale appena lo vide disse:<Che cosa vuole quel porco polacco?> Padre Massimiliano indicando Gajowniczek: <>. Fritsch rimase per qualche secondo in silenzio, come folgorato per ciò che stava accadendo. Poi:, intimò a Gajowniczek di tornare pure al  posto. La distanza tra me Fritsch e padre Kolbe era di circa tre metri. Il sacrificio di Kolbe suscitò enorme impressione in tutto il leger”
                                                                                                  [dott.Wlodarski]


- “Le vittime denudate erano tutte in una cella, vicina a quelle dove stavano gli altri , puniti per le due fughe precedenti...gridavano e imprecavano per la disperazione. Kolbe riuscì a rendere loro la pace. Si unirono a lui, pregavano a voce alta. Anche quelli delle altre celle. Preghiere ed inni risuonavano in ogni parte del bunker: avevo l’impressione di essere in una chiesa...Qualche volta il gruppo di P. Kolbe era così assorto in preghiera che non si accorgeva nemmeno che il gruppo delle SS apriva la porta. Quando la porta si apriva quei poveretti mendicavano pane e acqua. Kolbe guardava direttamente negli occhi, con intensità coloro che entravano in cella. Quegli occhi, i suoi, erano incredibilmente penetranti che gli uomini delle SS non potevano sostenere il suo sguardo e sbraitavano:<>.”
                                                                                                   [Bruno Borgowiec,interprete]


*Kolbe morì per una iniezione di acido fenico il 14.8.1941; il suo corpo fu cremato il giorno 15 Agosto, Festa dell’Assunzione.


- “Fu uno shok per tutto il campo. Uno sconosciuto, uno come tutti, torturato e privato del nome e della condizione sociale, era morto per salvare qualcuno che non era neanche suo parente. Perciò non è vero -gridavamo- che l’umanità è gettata nel fango, schiacciata senza speranza. Dire che P. Kolbe morì per uno di noi o per la famiglia di quella persona sarebbe riduttivo. La sua morte fu la salvezza di migliaia di vite umane.”                                                   [Giorgio Bieleki]